Con il Rapporto Unicmi 2016 sul mercato dell’involucro edilizio è arrivata finalmente una ragione per ritrovare un po’ di serenità. Ragionando in termini percentuali una crescita dello 0,4% sul 2014 (con vendite a 1,4 miliardi di euro nel 2015, ndr) sembra irrisoria, ma considerando che il settore dei serramenti metallici non registrava un segno positivo da otto anni è un grande risultato, un risultato che elegge il 2015 ad anno di svolta. Di questo abbiamo parlato con Pietro Gimelli, direttore generale dell’Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell’Involucro e dei serramenti (Unicmi).
Il 2015 ha chiuso in positivo. Quali le provisioni per il 2016?
Il nostro Rapporto evidenzia un aumento delle aziende serramentistiche che hanno registrato un incremento di vendite e che, di conseguenza, dovrebbero chiudere il 2016 con una crescita tra il 2% e il 4% rispetto al 2015. A patto, però, che restino in vigore gli incentivi fiscali per il recupero e la riqualificazione energetica degli edifici, che continuano a sostenere la domanda di sostituzione dei serramenti, un mercato che ora incide per il 53% sui ricavi di vendita dei costruttori di serramenti metallici. Senza incentivi fiscali, il mercato tenderebbe a una flessione del 6%-8% circa, poiché la domanda proveniente dalle nuove costruzioni è ancora insufficiente supportare lo sviluppo.
In questi anni i serramenti in alluminio hanno perso terreno lasciando quote di mercato a quelli in PVC. Tutto merito del PVC?
Le quote dell’alluminio hanno sicuramente subìto una contrazione, ma è necessario considerare che in altri Paesi europei questo è accaduto molto tempo prima che sul nostro mercato. Ciò significa che il “fattore prezzo” dei serramenti in PVC risponde a bisogni attuali del mercato. Il successo del PVC è stata quindi una sorpresa per alcuni imprenditori italiani dei settori dell’alluminio e del legno. Detto questo, altre ragioni hanno contribuito alle perdite. Per esempio, tutti si sono concentrati esclusivamente sull’efficienza energetica dei serramenti, mentre sappiamo che serramenti hanno una pluralità di funzioni e non soltanto e sempre quella di isolare. Da questo discende il fatto che si è cominciato a competere solamente su un unico fattore – il rapporto tra prezzo e qualità – agevolando di fatto il PVC. Se guardiamo alla situazione di mercato in altri Paesi europei, le analisi del nostro Centro Studi ci dicono che, in termini di volumi di finestre vendute, oggi l’alluminio è al 34%, mentre il PVC è al 33%. Ovviamente il PVC, che era al 10%, è cresciuto, ma stiamo parlando ancora di una presenza paritetica sul mercato che, a mio avviso, non si sposterà più di tanto.
Crede che il settore alluminio abbia sottovalutato le potenzialità del PVC?
Senza dubbio la produzione italiana di serramenti di alluminio avrebbe potuto attrezzarsi prima ad affrontare un certo tipo di competizione, e soprattutto un certo tipo di vendita. Comunque, poiché tutti hanno impostato la competizione su un unico valore e sul prezzo, in ogni comparto le vendite sono inferiori, e soprattutto effettuate a un prezzo inferiore, di quanto si dovrebbe.
Molti rivenditori lamentano di non vendere serramenti in alluminio perché a parità di prestazioni costano di più dei serramenti in PVC…
Probabilmente, essendo il nostro settore più attrezzato a produrre che a vendere, molti serramentisti si sono abituati a vendere argomentando solo sul prezzo. Se si prende in considerazione il solo fattore energetico la differenza di prezzo può esserci, ma se si considera invece il serramento nella sua complessità, la forbice del differenziale di prezzo si riduce, e sono sicuro che in molti casi si registrerebbe una non trascurabile propensione per l’alluminio.
Nell’argomentare il serramento in alluminio, la distribuzione deve quindi andare oltre le prestazioni di isolamento termico?
Sì. Il risparmio energetico è un tema sacrosanto, ma con le leggi oggi in vigore in Italia, le prestazioni energetiche dei serramenti sono un prerequisito. Ritengo quindi che il prezzo non possa essere fatto e argomentato solamente su queste. Il consumatore le dà per scontate, come dà per scontata la qualità. Pertanto, occorre far leva su altro.
Dal Rapporto Unicmi 2016, oltre alla ripresa del mercato dell’alluminio, è emerso qualche altro aspetto importante?
Oltre alla lievissima ripresa, che comunque è già un elemento considerevole, il Rapporto di quest’anno ha evidenziato uno scenario di mercato dove produttori di componenti e costruttori di serramenti in alluminio stanno stringendo alleanze molto più orientate a dare valore al prodotto, a ottimizzare la produzione e a standardizzare certi livelli di competitività. Tutto questo va nella direzione delle aziende più strutturate e più allenate ad affrontare le difficoltà, che diventano un po’ più solide. Però, giacché queste non sono molto numerose, la competizione si riduce e i segnali sono abbastanza positivi. Purtroppo in Italia il nostro settore sconta gli effetti del “nanismo dimensionale” anche delle aziende di maggiori dimensioni, mentre sul fronte delle aziende medio-piccole, che sono molto piccole, c’è un generale problema di capacità di vendere e di intercettare il mercato.